La leggenda narra che Frank Lloyd Wright si recò in visita alla Dome House, il primo incarico professionale realizzato da Paolo Soleri, su incarico della famiglia della futura moglie Colly. Un uomo dinoccolato, avvolto in un completo grigio di taglio largo, circondato dall’aura di carisma procuratosi sul campo, in veste di architetto che aveva tradotto il sogno americano nel linguaggio del cemento. Lloyd Wright si aggirò nell’open space di cui l’abitazione è costituita e puntando il bastone alle pareti, a indicare particolari architettonici, ne sottolineò la paternità, «That’s mine… That’s mine…», finché, soffermandosi sul pavimento intarsiato di cemento multicolore, «That’s Paolo».
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