Un innato bisogno di ordine e simmetria sembra attraversare la storia della scrittura (per lo meno nell’area occidentale e medio-orientale) e trasferirsi poi in quella della stampa. La tendenza alla regolarità delle forme è facilmente riscontrabile fin dall’antichità, basti pensare alle caselle atte a contenere i geroglifici egizi o alle linee su cui si dispiegavano caratteri cuneiformi, quasi righe di un quaderno.
È solo con il perfezionarsi dell’arte degli amanuensi, e quindi con l’introduzione dei caratteri latini, che si assiste a un fenomeno che troverà il suo compimento nella tipografia: la giustificazione. Ovviamente, trattandosi di manoscritti, è una costante approssimazione quella che porta le parole ad allargarsi o stringersi per meglio adattarsi alle colonne che scandivano le pagine, la stessa usanza di abbreviare in sigle affonda le sue ragioni in questa pratica. A metà del Quattrocento, l’argentiere Johannes Gutenberg mette a punto il sistema che gli consente di stampare il primo libro, una bibbia che contiene 42 righe per pagina, che perfeziona i tentativi dei monaci. I caratteri mobili possono essere disposti ordinatamente per dare forma a una pagina con due colonne perfettamente giustificate, cosa che accadrà fino alla fine dell’Ottocento, quando anche questa operazione di disposizione si farà meccanizzata.
Read more “Giustificato ma non giusto”